Le giornate perfette esistono.
Le mie giornate qui a Lisbona non sono tutte serene, energiche o solari.
Anzi.
Alti e bassi, malinconia, alienante solitudine da expat e voglia di mamma, ogni tanto vengono a bussare alla mia porta.
Quando tutto è un po’ appannato, arrivano loro, i giorni perfetti.
Quelli che ti fanno ricordare perché sei qui e perché ci vuoi rimanere, giorni in cui cammini sorridendo guardandoti nelle vetrine e capisci che Lisbona la senti tua, come Torino e hai voglia di proteggerla.
Da chi non la capisce, da chi dice che i torinesi sono freddi e falsi o i portoghesi maleducati. Dalle persone e dai luoghi comuni così, mediocri.
Martedì scorso è stata una giornata perfetta, tra arte e giardini, relax e bellezza.
Mi impongo con tenacia e passione di cercare cose che non conosco, di rivoltare la città come un calzino per conoscerne ogni anfratto.
Ho dedicato la mattinata al quartiere di Belem, verso cui avevo un po’ di rifiuto da quando sono arrivata.
Belem é ormai invasa da autobus di turisti, smaniosi di vedere il Monastero dos Jerónimos e i vari monumenti che ci sono lungo il Tejo.
Code inverosimili anche per assaggiare il pastel de nata nella storica Pastelaria di Belem: é ottimo, vero, ma siccome ho già dato, anche se vorrei tanto mangiarlo di nuovo, aspetto.
Mi godo il lusso dell’abitare qui, sapendo che vedrò altri posti nel mondo in cui, a fare la coda, ci sarò io. Aspetto con gioia e curiosità la stagione del freddo e della calma piatta perche’ Lisbona l’ho sempre vista in estate.
Nell’attesa ho provato a scoprire Belem vedendo altro. Facendo cose che non avevo mai fatto, eccetto una.
Sono tornata al “giardino segreto”, io lo chiamo così, ma ha un nome più bucolico, Jardim das Oliveiras, il Giardino degli Ulivi.
Si trova pochi metri più in la’ della coda che vi conduce al Monastero, molti turisti non se ne accorgono, perché è un po’ nascosto ed è integrato all’interno del Centro Culturale di Belem.
Questo giardino è l’unico posto in cui sono sempre tornata mentre ero in visita a Lisbona ed é anche quello in cui ho portato mio marito la prima volta che siamo stati qui insieme, qualche anno fa.
Se vi addentrate nel complesso culturale trovate le indicazioni per la caffetteria e il giardino annesso: é uno spazio molto semplice e piccolo, gli alberi di ulivo offrono riparo dal caldo e, nella bella stagione, potete farvi avvolgere dai morbidi cuscinoni sono proprio sotto le fronde.
Da qui, se non rischiate di addormentarvi tanto l’atmosfera è silenziosa e rilassante, avete una vista d’eccezione sul Ponte 25 de Abril e sul Monumento alle Scoperte.
Se avete dei bimbi è un posto perfetto per farli addormentare senza rumori, allontanarvi dalla folla e magari guardarli a turno per fare un salto al Museo Berardo, che si trova proprio lì, appena uscite dal giardino!
Chi era Berardo?
Berardo é un ricco uomo portoghese appassionato d’arte, nel 2007 é stato inaugurato il Museu Coleção Berardo che lui ha deciso di aprire gratuitamente al pubblico, proprio con l’idea di un’arte fruibile da tutti. La faccenda è durata poco pero’, ora si paga, ma una cifra davvero esigua: 5 euro!
La mostra permanente raccoglie opere di diversi artisti, dal ‘900 ai giorni nostri, oltre ad eventi e mostre a rotazione. Il percorso é cronologico dal Dadaismo a una ricca selezione di opere legate alla Pop Art sia americana sia inglese.
Io non mi sono data un tempo, se non quello che i miei occhi mi suggerivano davanti ad ogni opera, tralasciandone alcune e soffermandomi più su altre.
Che si sia appassionati di arte o meno, una visita vale la pena e la scelta di dividere le opere in base alla loro successione cronologica piuttosto che per aree tematiche, l’ho trovata intelligente.
Il percorso vi guida nell’evoluzione delle opere in maniera davvero fruibile anche a chi non é esperto del settore.
Dopo un paio di ore ho iniziato a cercare il Jardim Botanico Tropical, per concludere la mattinata in mezzo al verde. Per trovarlo, sarà sufficiente alzare lo sguardo oltre il Monastero, si vedono delle palme molto alte che sovrastano gli altri alberi: seguitele!
L’ingresso al giardino è, in linea d’aria, accanto al Monastero e ha una cifra molto bassa, 2 euro.
Occupa un’area di circa sette ettari, vi viene fornita una mappa all’ingresso ma orientarsi é facilissimo. A me é piaciuto molto il suo essere a tratti curato ma anche selvaggio, inoltre non nasce solo con un puro obiettivo ornamentale.
Il Giardino Botanico Tropicale ha uno scopo anche didattico, nasce infatti come centro di studio e sperimentazione delle colture presenti nelle colonie portoghesi; per questo motivo l’area dipende dall’Istituto Superiore di Agronomia che lo utilizza per i suoi studi e per le sue ricerche.
Un portone, su cui troneggia la scritta Macao, vi introduce in una zona del giardino molto fitta e con un piccolo sistema di ponti in legno davvero suggestivi. Ex colonia portoghese, Macao ha un’anima divisa in due tra, Asia ed Europa.
Ho ritrovato un po’ di Asia in questo piccolo tori rosso giapponese, con le canne di bambù a incorniciarlo, i ponti e la fitta vegetazione creano una suggestiva atmosfera romantica e le poche coppie presenti, ne hanno approfittato per scambiarsi lunghi baci appassionati.
Io ho provato a farmi piccola piccola e ancora più silenziosa, provando decisamente molta invidia, pensando a mio marito. Il bambù mi ha riportata in un attimo alla nostra luna di miele in Giappone e ho sorriso.
All’interno del giardino trovate anche un bar, molto spartano, ma con una piacevole zona esterna in ombra e una interna con preziosi rappresentazioni africane in maiolica.
Se siete fortunati pavoni e anatre vi gironzolano intorno!
Se volete passare un pomeriggio rilassante, saltare la coda dei monumenti più classici o anche solo baciarvi circondati da un po’ di Africa e un po’ di Giappone, questo itinerario a Belem è un’ottima alternativa.