Se digito su Google la parola Benfica, il primo risultato della ricerca è legato al sito ufficiale degli appassionati di calcio. Se un turista viene a Lisbona e va a Benfica, ci va per vedere lo stadio.
Io ho un amico, curioso, che passeggia per Lisbona dicendo sempre “Che meraviglia!”. Quando l’ho conosciuto non credevo ci fosse il mio alter ego maschile, meravigliato, da qualche parte nel mondo.
Invece esiste e l’ho trovato qui. Dalla Puglia al Portogallo, Giorgio, “Il Meravigliato perenne” mi ha fatto fare due passi per Benfica e siamo stati, per un paio di ore, meravigliati insieme.
Quartiere popolare a nord della capitale, Benfica ha una caratteristica unica: ingloba circa i due terzi del polmone verde della città, il Parco Forestale di Monsanto.
Correre, passeggiare e fare sport all’aria aperta è più facile che in altri quartieri.
La Estrada de Benfica, arteria principale del quartiere, vi permette di cogliere subito il suo aspetto popolare, quella patina di “vecchio consumato” che tanto mi piace e mi ricorda il Portogallo che mi ha fatto perdere la testa a vent’anni.
Ci sono piccoli negozietti che aggiustano ancora i vecchi elettrodomestici, con le insegne a caratteri cubitali, nere e semplici. Tanti barbieri da uomo e (troppe) pasticcerie dove fermarsi a fare due chiacchiere, mangiare un pastel e leggere il giornale.
In Avenida Gomes Pereira trovate quello che resta dell’antica Fábrica Simões & Cª Lda, fondata nel 1907 da un vecchio operaio tessile e conosciuta come uno dei più grandi maglifici della penisola iberica.
Una cosa che mi ha colpita, se pensate a quegli anni, è che la fabbrica dava lavoro a oltre 1500 persone e aveva predisposto uno spazio in cui gli operai potevano lasciare i propri figli durante le ore di lavoro.
Cosa che non esiste oggi in molte realtà, seppur ci potrebbero essere i presupposti. Il triste epilogo della sua storia è legato alla rivoluzione del 25 aprile, che mandò la fabbrica in banca rotta e il quartiere la osservò chiudere i battenti nel 1987. Oggi la ritrovate così.
Il pezzo forte di questa passeggiata è colorato, restaurato e con un matrimonio alle spalle.
Parlo di Palazzo Baldaya, storico edificio del 1940, avuto in dono da D.Maria Joanna per le sue nozze.
La gentil donna visse nel palazzo per 19 anni, lo lasciò ai suoi eredi e, successivamente, le sue pareti piene di storie ne accolsero altre: prima fu un hotel e poi divenne Laboratorio veterinario nazionale.
Il comune di Lisbona lo ha rilevato e riaperto un secolo dopo, a settembre 2017, creando un polo culturale per il quartiere, totalmente gratuito. E che polo.
La sua facciata di colori sgargianti raffigura una donna con un mazzo di fiori e una mano che cade, elegante, verso il pavimento. All’ingresso un giardino fiorito vi circonda e tra le fronde degli alberi fanno capolino animali giganti, dipinti lungo metà del perimetro dell’intera struttura.
Una fontana, le panchine e una caffetteria con alcuni tavoli, fanno di questo giardino un piccolo luogo segreto, tranquillo e lontano dalla Lisbona del centro, presa d’assalto da tuc tuc e turisti in cerca di sole.
All’interno grandi vetrate danno sul giardino, una biblioteca su più piani, una sala conferenze, uno spazio giochi per i bambini con i nonni del quartiere, le postazioni gratuite per il co-working e le immancabili pareti di maioliche azzurre che, in Portogallo, sono una certezza.
Proprio all’uscita di Palazzo Baldaya trovate la chiesa di Nossa Senhora do Amparo con i suoi frequentatori abituali e una grande zona pedonale vi ricorda che, se volete mangiare pasticcini, dovete solo sedervi a uno dei tanti tavolini e guardare la vita che scorre, lenta.
Noi avremmo anche voluto farlo ma, da italioti nostalgici, abbiamo concluso la nostra passeggiata alla Focacceria Pugliese, per mangiare i panzerotti che sicuramente non c’erano all’epoca di D. Maria Joanna.